Performance selezionate per il concorso Arezzo Poesia - "Premio Sergio Manetti"

LETTERA DI UNA PAZZA - di A. Floriana La Rocca
Dal libro di poesie “Nicchia”, di cui è autrice, verrà estrapolato lo scritto ”Lettera di una pazza” da rappresentare come performance teatrale.
L’interpretazione si basa sui racconti di una donna realmente vissuta narrati all’autrice relativi alle sue drammatiche esperienze in manicomio. La devastazione della sua anima e della sua psiche, soprattutto nei periodi in cui subiva l’elettroshock, hanno ispirato la lettera.
L’ANIMA DEL VIOLINO - di Liliana Ugolini
Una ragazza suona felice un violino immaginario. Poi lo trova e cerca di suonarlo per brevi cenni mentre una voce fuori campo (in breve) dice l’impotenza della ragazza a suonare. Nel silenzio, la ragazza scuote il violino cercandone i suoni che restano muti. Allora lo appoggia in terra e come un rito si toglie la coroncina di fiori che ha sulla testa mettendola sul violino, poi si spoglia restando in tutina: Entra in un involucro dello stesso colore del violino, animando di se una forma che richiama quella del violino e dei suoni che nel frattempo hanno ripreso. Sparisce portandosi via il violino di cui è diventata l’anima.
IL PAESE INCANTATO. Recital di poesie. - di Marco Brogi
Le canzoni di un cantatutore, Nicola Costanti, vincitore due volte del Premio Tenco, un grande disegnatore, Max Cavezzali, in piena azione, un poeta, Marco Brogi, che legge i suoi versi, accompagnato dalla chitarra di Pino Polistina.
E’ la fotografia del Paese inCantato, recital di poesia che propone ritratti in versi e a matita di cantanti italiani e stranieri, tra cui De Andrè, Battiato, Jovanotti,Gianna Nannini, Guccini, Rino Gaetano, Vasco Rossi, Bob Dylan, John Lennon. Si tratta di uno spettacolo tratto dall’omonimo libro, uscito a ottobre 2008 per Zona e già recensito, per la sua originalità, sui notiziari tv di Rai1 e Rai 3 Toscana.
Nello spettacolo di Brogi interagiscono musica, parola e disegno, in questo caso gli ironici ritratti dei cantanti eseguiti da Max Cavezzali sul momento, dando luogo a una singolare miscela di arti. Le poesie dedicate ai cantanti da Brogi sono anche un pretesto per raccontare il nostro paese con ironia e leggerezza. A rendere il recital ancora più interessante, la lettura dei commenti che alcuni cantanti hanno inviato all’autore non appena letta la poesia che li riguarda. Bellissimi i testi inviati da Vecchioni, Jovanotti, Carmen Consoli, Enzo Jannacci.
DUE CHIACCHERE CON IL DIAVOLO - di Massimo Triolo
Il componimento presentato durante la performance è volto a omaggiare i “Dream Songs”: un insieme di canti pubblicati dall’autore nordamericano John Berryman (1914-1972), nel 1968, a soli quattro anni dalla sua drammatica morte per suicidio.
Esso è ispirato e prende idealmente le mosse da sette liriche, da me composte secondo quel medesimo intento, e disposte tatticamente all’interno del florilegio di poesie intitolato “Due Chiacchiere con il Diavolo” (Editrice Zona, 2005), secondo un preciso leight motive: 
I. Quella Cosa Fosca e Lucente
II. Solo e Smarrito
III. Cristalli di una Notte
IV. Cenere
V. Sono Soltanto Io
VI. Non Lasciarmi in Limite
VII. La mia fetta del Nostro Niente.
La performance verrà accompagnata dal brano musicale “L’Hiver Doux”, Ashra Temple.
IL RACCONTAIO - di Luca Rossi
Oggetti animati, animali parlanti... Le "poestorie" di Luca Rossi, pensate e scritte per la performance, come nelle favole di Lafontaine non si limitano a raccontare storie in versi, ma ci offrono una lente acuta e dissacrante per guardare da molto vicino ciò che più ci è familiare, e imparare una lezione.  
MA QUELLA CAFFETTIERA NON GIRA PIU’ - di Peppe Cavallari
Nell’interpretazione de “Ma quella caffettiera non gira piu’” (proposta per l’occasione nella sua versione più asciutta, senza accompagnamento musicale), Peppe Cavallari mette in scena innanzitutto una tragicomica emotività, grazie alla spontaneità di una recitazione forsennata, ossessiva, grottesca, che ispira un’improvvisa e via via crescente attenzione psicologica.
La partecipazione fisica e mimica è totale, la sua è una presenza propriamente teatrale, euforica e paurosa, buffa e severa, che sa occupare uno spazio qualsiasi per trasformarlo immediatamente in scena, la scena di un discorso poetico che nella sua fluida metamorfosi passa dalle poesie (che sembrano emergere in una trance ipnotica) al paradossale soliloquio: il tema, che assicura la tenuta logica della rappresentazione, è (come d’altronde nel libro) fondamentalmente autobiografico ed esistenziale, tra storie d’amore e di economia domestica.
IL TANGO DEL BORNEO - di Roberta Vezzosi
Ovvero spettacolo in estati d’altre notti in certe sere secche di stelle….
In una casa abbandonata, un improbabile proprietario è alle prese con un ipotetico inquilino.
In questa breve situazione di botta e risposta, contrattazione già abbastanza piena di simbolismo, l’inizio della vicenda.
L’inquilino felice di aver ottenuto la casa, perché gli piace davvero, comincia ad esaminare alcuni  oggetti presenti, prima di trasferirli in cantina. Questi oggetti semplici; un giradischi vecchio e funzionante, dei quadri con dietro delle scritte, vecchi vangeli, fogli appallottolati, prendono la curiosità dell’inquilino che la condurranno per sentieri eccitati. Musiche gradevoli, canzoni, storie, così l’anima della casa o di chi l’ha abitata sembra prendere vita e forma. In questi viaggi Roberta Vezzosi si materializza un po’ buffa e pazzesca, balzando qua e la dalla corda del funambolo, Chiara Riondino, cantando le poesie del libro, con la sua voce roca, da ruggito e potenza al ricordo.
Il Tango del Borneo, come stelle cadenti, ripropone in un’eco, quasi aspetti singoli del ricordo che però sono memoria collettiva che non si perdono e si rinnovano in quanto la poesia che da prima scaturisce da un processo di creazione estetica, poi come una goccia di sorgente va piano piano contaminandosi con i semi della vita, arricchendo il suo DNA. La voce dell’io narrante necessita di vivere in musica o di ricercare altre possibili armonie. Con la collaborazione della “Nuvole compagnia” la parola poetica si sperimenta in nuove forme di teatro.
E’ UNA FORTUNA VIVERE A FIRENZE? - di Roberto Mosi
La lettura del libro sarà a tre voci: l’autore, l’attore e un’attrice.
L’accento è sulla bellezza-piacere di vivere gli spazi della città, di attraversarli, di abitarli. C’è solo un soffermarsi, in questa scelta, al tema degli ultimi, degli emarginati.
MONOLOGO DELLE ESISTENZE - di Federica Salvatori
L’esibizione teatrale di Federica Salvatori accompagnata da Sonia Di Guida sarà un monologo corale in cui la voce silenziosa della parola scritta acquisterà il suono del significato stesso del testo: una donna girata di spalle, una donna nasconde il volto dietro una maschera frontale al pubblico. La maschera è l’elemento scenico che fa da medium della coscienza (…) coscienza rappresentata dall’altra donna girata di spalle. Emergerà pertanto una ricerca dell’identità grazie al passaggio della maschera fra le due attrici a significare l’incompiuta ricerca della “Parola” nel definire se stessa e in tale “Monologo”, la possibilità di compiere infinite danze dell’intelletto di cui un video proiettato ne rappresenterà una porta d’accesso.
A segnare tale passaggio, versi si snoderanno in un sottofondo musicale, come dei mantra, che si chiuderanno con l’entrata in scena della maschera che intima il Silenzio: SILENT ET TACETE.
ICAREIDE - di Giovannantonio Macchiarola
La performance proposta consiste nella recitazione di alcuni moduli, o stralci, estrapolati dal poemetto “Icareide” con la proiezione di un video con immagini, testo e musica.
“Icareide” è la storia di un uomo “come tutti” che vive, tuttavia, di un desiderio di riscatto dalla “assurda ragnatela” della sua esistenzialità, di un’ambizione verso altri mondi, di un’ansia che gli cresce dentro e che, per gli interrogativi che pone, si scontra con il reticolo inflessibile del sociale, “gli altri”, in un elaborazione tragicomica che gli consente di recuperare la consapevolezza di se, il volo negli spazi interiori, per cogliere nella trama vivida e cruda della realtà la propria dolorante inadeguatezza al volo e i limiti della propria umanità.
Montevertine è sponsor di Arezzo Poesia  
Associazione Nausika
Via Ombrone 24/26, 52100 Arezzo
0575 380468
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