READING E MOSTRA OMAGGIO A PRIMO LEVI NEI 20 ANNI DALLA MORTE

A 20 anni dalla scomparsa di Primo Levi la Scuola di Narrazioni Arturo Bandini ha deciso di dedicargli un reading omaggio. Attraverso un percorso che si snoda tra le pagine di SE QUESTO E' UN UOMO le voci di Francesco Botti e Federico Batini ci guidano al recupero della memoria di una dei più sconcertanti avvenimenti del '900: la deportazione ebraica ad opera dei nazi-fascisti. Il violoncello di Paco Mengozzi, che offre variazioni su un tema di Kol Nidrei accompagna in questo viaggio nell'abisso dell'umanità dal quale si esce con il monito del ricordo.

Primo Levi

PRIMO LEVI - Nato a Torino in una famiglia ebraica il 31 luglio 1919, nel 1934 si iscrive al liceo classico Massimo d'Azeglio di Torino, noto per aver ospitato docenti illustri e oppositori del fascismo come Augusto Monti, Franco Antonicelli, Umberto Cosmo, Zino Zini, Norberto Bobbio, Fernanda Pivano e molti altri. Per qualche mese ha Cesare Pavese come insegnante di italiano. Nel 1937 si diploma e si iscrive al corso di laurea in chimica presso l'Università di Torino. Nel 1938 entrano in vigore le leggi razziali, che introducono gravi discriminazioni ai danni della popolazione di razza ebraica. Gli ebrei perdono anche il diritto di iscriversi all'università, ma con un'eccezione: a chi è già iscritto ed ha già completato il primo anno di corso viene concesso di proseguire gli studi. All'epoca Primo Levi è uno studente del secondo anno. Le leggi razziali hanno un determinante influsso indiretto sul suo percorso universitario ed intellettuale. Levi si rende progressivamente conto di amare la fisica più della chimica, fino ad arrivare a prendere in considerazione un cambiamento di facoltà. Tuttavia, in quanto ebreo, non gli è permessa la possibilità di farlo: l'unica opzione che le leggi razziali gli concedono è di terminare il corso di laurea già iniziato. Levi è in regola con gli esami, ma ha difficoltà a trovare un relatore per la sua tesi; si laurea comunque nel 1941 a pieni voti e con lode, con una tesi in fisica. Il diploma di laurea riporta la precisazione «di razza ebraica».

Le leggi razziali del regime fascista lo costringono di fatto, in quanto ebreo, a lavori saltuari. La sua breve esperienza in un nucleo della Resistenza locale affiliato a Giustizia e Libertà si conclude con l'arresto da parte della milizia fascista a Brusson, nel 1943, e la detenzione nel campo di transito di Fossoli. Nel febbraio del 1944 viene consegnato dai fascisti italiani ai nazisti e deportato ad Auschwitz, dove è assegnato al complesso Auschwitz III - Monowitz, come Häftling (letteralmente prigioniero) numero 174.517. Dopo un primo periodo di lavori forzati generici, riesce a superare un esame di chimica, che lo salva dalle camere a gas e gli consente di passare nei laboratori della Buna, una fabbrica per la produzione di gomma sintetica di proprietà del colosso chimico tedesco I.G. Farben. Ammalatosi di scarlattina, scampa fortunosamente alla marcia di evacuazione da Auschwitz (marcia della morte) avvenuta poco prima della liberazione del campo da parte dell'Armata Rossa. Viene liberato il 27 gennaio del 1945, anche se il suo rimpatrio avverrà solo nell'ottobre successivo.

Al ritorno in Italia, Levi scrisse di getto Se questo è un uomo, con l'incubo di non essere creduto. Infatti, nel clima di ricostruzione del dopoguerra non c'era la volontà di riaffacciarsi sull'orrore appena terminato e nel 1947 l'editore Einaudi rifiutò il manoscritto. Levi riuscì a trovare un editore, De Silva, che ne stampò appena duemilacinquecento copie, di cui soltanto millecinquecento vendute, soprattutto a Torino, nonostante la buona recensione di Italo Calvino su L'Unità. Levi, convinto del suo fallimento come scrittore, si dedicò con impegno alla sola professione di chimico per quasi dieci anni presso la Siva (ditta di produzione di vernici) di Settimo Torinese, di cui in seguito assumerà la direzione fino al pensionamento, dedicando via via sempre più tempo alla scrittura. Nel 1956, a una mostra, trovò finalmente in un gruppo di ragazzi gli ascoltatori attenti che gli erano mancati e riprese coraggio. Questa volta Einaudi decise di pubblicare il libro, che da allora fu ristampato e tradotto in molte lingue del mondo (compreso il tedesco). Riprese a scrivere e la Einaudi pubblicò tutti i suoi lavori, che incominciarono ad ottenere riconoscimenti in Italia e all'estero: La tregua vinse la prima edizione del Premio Campiello, nel 1963. Nel 1979 il romanzo La chiave a stella vinse il Premio Strega, mentre nel 1982 Se non ora, quando il Premio Viareggio.

Dalla sua esperienza nel Lager nazista nasce Se questo è un uomo, il racconto della sua prigionia, seguito, decenni più tardi, da I sommersi e i salvati. In questo testo, che è anche il suo ultimo volume, Levi torna, con lucidità disperata, sulla propria esperienza di deportato scampato al genocidio, per estendere alla "zona grigia" l'analisi delle colpe e delle responsabilità della Germania nazista. Levi cerca di analizzare con distacco la sua esperienza, confrontando l'universo concentrazionario nazista con universi simili (quello sovietico in primis, dai racconti di Aleksandr Sol?enicyn) cercando radici comuni e differenze. Con la consueta pacatezza, l'opera è l'atto d'accusa più chiaro ed inequivocabile che Primo Levi abbia mai pronunciato nei confronti della maggioranza del popolo tedesco.

Dai ricordi del suo viaggio di ritorno in Italia nasce La tregua, diario di un viaggio dagli accenti picareschi attraverso la devastata Europa post-bellica. Tornato finalmente a casa, a Torino, continua a sentire il dovere bruciante di raccontare, di descrivere l'indescrivibile, di far confrontare l'uomo con quello che l'uomo è capace di fare. Benché sia il racconto della sua esperienza nel Lager a dargli la fama, Levi ha cercato successivamente di svincolarsi da questa eredità, ampliando i confini del suo scrivere. Ha scritto molti racconti in cui l'osservazione della natura e l'impatto della scienza e della tecnica sulla quotidianità diventano lo spunto per originali situazioni narrative. Suo è anche il personaggio di Faussone, l'operaio specializzato trasfertista di La chiave a stella, che rappresenta quel gran numero di tecnici italiani che hanno lavorato in giro per il mondo a seguito dei grandi progetti di ingegneria civile portati avanti dall'industria italiana dell'epoca (anni sessanta e settanta).

Affronta anche la storia degli ebrei dell'Europa centrale nel romanzo "Se non ora, quando?".

Un esempio abbastanza rappresentativo dei temi della sua opera è la raccolta di racconti Il sistema periodico, in cui episodi autobiografici e racconti di fantasia vengono associati ciascuno ad un elemento chimico. L'11 aprile del 1987 Primo Levi muore, forse suicida, gettandosi o cadendo dalla tromba delle scale della sua casa di Torino.

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